Suite Galaïca di Amando Blanquer

Conoscevo il compositore Amando Blanquer (nome completo Amando Blanque Ponsoda, nato nel 1935 ad Alcoy (Alicante) e morto a Valencia 2005) per il concerto per chitarra e orchestra “Homenaje a Juan Ramón Jiménez” del 1974 ma in tutta sincerità ero all’oscuro dei suoi lavori per chitarra sola.
Li ho aggiunti alla mia lista della musica da leggere perché nello studio della sua vita ho scoperto essere stato allievo di Manuel Palau del quale ho avuto modo alcuni anni fa di leggere l’intero catalogo di musica per chitarra in versione manoscritta e poi perché conoscevo alcuni dei suoi lavori per formazioni cameristiche.

Nato da una famiglia povera, da piccolo ha sofferto di una lunga malattia legata ai disagi della guerra. La sua abilità di suonatore di corno per la “Banda Primitiva de Alcoy” ha attirato l’attenzione di vari benefattori (privati ma anche istituzionali) che lo hanno aiutato nella sua carriera.
Ha studiato al Conservatorio di Valencia con Miquel Asins Arbó e Manuel Palau e la sua prima opera è datata 1956 e si intitola Suite Blanca. Si è perfezionato con Olivier Messiaen a Parigi e con Goffredo Petrassi a Roma.

Il suo catalogo per chitarra conta cinque composizioni:

  • Impressiones Lúdicas del 1975
  • Suite Galaïca (Alborada, Cantiga, Muñeira) del 1979
  • Sonatina del 1980
  • Homenaje a Juan (sì, scritto così) Sebastian Bach del 1985
  • Fantasia del 1989

Oggi, nello quotidiano spazio di lettura di nuovo repertorio, era ho aperto per la prima volta la cartella con la musica di Blanquer e in rigoroso disordine cronologico compariva la Suite Galaïca (Suite Galiziana). Sono tre movimenti piuttosto brevi con una scrittura sostanzialmente elementare che da una prima lettura sembrano limitati da una conoscenza non troppo profonda dello strumento.

Il primo è in sol maggiore con una breve parte centrale in do maggiore e nonostante tutti gli sforzi non sono riuscito a trovarci nulla che richiami l’alba. La scrittura è legnosa e a parte un paio di progressioni cromatiche, devo ammettere di ritrovarmi davanti ad una pagina poco sopra la scrittura di Paganini per chitarra: tremendamente noiosa.

Nel secondo movimento (Cantiga) le cose le cose cambiano ma non di tanto. Il tema esposto immediatamente (la cui metrica mi lascia perplesso) ha bisogno di un interprete in grado di attingere da numerose risorse espressive perché la cellula fondamentale non muta mai, se non in un paio di casi. Tutto sommato sta in piedi.

Muñeira, il terzo movimento, è una danza tipica galiziana (che in altre parti della spagna viene chiamata “gallegada”, qui un esempio – a margine: è impressionante come queste danze richiamino in modo cristallino i balli tipici della Sardegna) qui riportata nuovamente nell’impianto tonale di sol maggiore. Nell’evocazione tradizionale, l’autore non si espone a nessuna rielaborazione – in stile Patachich o Llobet per intenderci – e rimane ancorato al ritmo originale per tutta la prima sezione. La parte centrale è una semplice monodia intervallata da accordi su parti late che mostra per la prima volta qualche idea di sviluppo e richiama da lontano le progressioni cromatiche del primo movimento. La ripresa che conduce al finale rimette in mostra il ritmo della danza ma modificandone la linea melodica principale.

Non proprio entusiasta, si è capito.
Tuttavia, essendo solo il primo brano, non me la sento di esprimere un parere.
La settimana prossima passerò alla Fantasia quindi a Impressiones Lúdicas.

Vi saprò dire.

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