Oscar Bellomo, Trois Préludes Visionnaires

I Trois Préludes Visionnaires del chitarrista-compositore Oscar Bellomo (1980) sono tre pagine per chitarra inedite (in via di pubblicazione) scritte nel 2015. I tre preludi sono:

  • I – Chant d’ airain
  • II – Tempête
  • III – Le jeu

Del compositore ho recentemente scoperto l’abilità nella scrittura per chitarra grazie ai suoi Silencios (studi che verranno inclusi nel progetto discografico Easy Studies for Guitar Vol.3) e la lettura di queste tre composizioni – antecedenti i Silencios – conferma che per i modi di scrivere per lo strumento a sei corde di Bellomo nutro una certa attrazione: la sua musica richiede capacità esecutive avanzate ed è sempre, anche in momenti non drammatici,  permeata sempre da un lieve strato malinconico, quasi di abbandono.

L’uso di parti late accostato alla scrittura polifonica rimanda ad un modo di concepire lo strumento ed il suo universo sonoro vicino a quello di compositori come Gilbert Biberian, in particolare la Seconda e la Terza Sonata o alcuni dei suoi Studi per chitarra, o in alcune pagine dei Quaderni di Ivan Patachich. È inoltre facile rilevare come Bellomo faccia un uso degli agglomerati di note non identificandoli come accordi ma come singole entità perfettamente indipendenti che adopera in modo molto originale come vere e proprie cellule delle sue strutture polifoniche. Tali elementi sono facilmente rilevabili nel primo e nel terzo preludio, Chant d’airain e Le jeu. (Il titolo del primo mi ha riportato alla memoria l’universo baudelairiano…)

Il secondo, Tempête, è più uno studio incentrato sul virtuosismo, in particolare l’agilità della mano destra che deve rispondere a tono ad un “vorticoso, ben articolato” richiesto in testa alla pagina. L’autore si concentra qui più su una raffigurazione quasi-onomatopeica e il risultato è una rutilante toccata sul registro medio dello strumento sulla quale galleggia una linea melodica tutt’altro che agitata che raggiunge la sua acme nel cuore della composizione, spostandosi repentinamente sui sovracuti.

Angelo Gilardino, che dei Préludes ha curato la prefazione, scrive: “La chitarra, in queste pagine, è una narratrice che racconta vicende dominate da Eros e Thanatos vestendo i panni di un superstite. L’eloquio non è invitante: si accosti chi può. Il concerto di chitarra non sarà più né divertente né noioso: bisognerà schierarsi su altri fronti.”

Il mio parere è che si tratta di musica scritta bene e che, come tale, necessita di validi interpreti.

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