Adolfo Belimbau (Il Cairo 1845 – Firenze 1938)
Vita in campagna, 1890 Olio su tela, cm. 100 x 65
Collezione privata
Il mercante Giacomo Belimbau con la moglie Fortunata, lasciò la città labronica per cercare successo in altri lidi.
Fu così che approdò e si stabilì a Il Cairo, in Egitto, dove il 16 dicembre 1845 nacque il figlio Adolfo. Aiutata dalla fortuna, la famiglia Belimbau fece ritorno a Livorno, i loro affari prosperarono e vissero doviziosi specialmente con la importazione e la vendita di tappeti orientali.
Iniziò i suoi studi artistici in giovanissima età sotto la guida di Felice Provenzal, all’eta di trent’anni, il Belimbau si dedicò completamente alla pittura lavorando nello stesso studio con Eugenio Cecconi. Comunque, è notizia documentabile che già verso il 1867 (all’età di ventun’anni) il “Bau”, come era affettuosamente chiamato dal caro amico Cecconi, lavorava nello stesso studio di quest’ultimo in Corso Amedeo.
Una volta, nel 1867, accadde che mentre il Cecconi era ospite di Martelli, fossero presenti anche Fattori, Abbati e Boldini. Questi ultimi due artisti furono, in seguito, protagonisti di un paio di curiosi incidenti che videro coinvolto anche Belimibau. All’inizio del 1868 Abbati fece una visita pomeridiana nello studio livornese dove incontrò Cecconi e Belimbau intenti a imbrattare, si fa per dire, una tela ciascuno.
I tre artisti cominciarono a discutere di pittura, delle loro esperienze e di quant’altro normalmente si tratta tra amici. Si fece buio. Il Cecconi dovette accendere una lampada. A questo punto, il loro dire riguardò soltanto gli effetti della luce e delle ombre.
Nessuno dei tre era d’accordo con gli altri ed ognuno, oltre il parlare, cominciò a dipingere la lampada vista da tre diversi punti di osservazione. Il dipinto eseguito dal Cecconi divenne un suo tesoro personale e lo tenne nel suo studio fino alla morte.
Anche il pittore Boldini, di cui il Cecconi eseguì un ritratto nel 1868, ebbe occasione di visitare lo studio di Corso Amedeo.
Una volta, entrato nello studio, notò il Cecconi intento ad eseguire il ritratto di un vecchietto che si trovava seduto su una sedia posta nel centro della stanza; il Boldini, noto ritrattista, non poté trattenere le sue critiche ed osservazioni tanto che fece arrabbiare il Cecconi il quale sfidò Boldini a fare meglio. La sfida fu accettata. Anche Belimbau, attratto dalla disputa e dalla tenzone, cominciò a dipingere un bozzetto come gli altri ma da un’angolatura completamente diversa.