Trascendentia, 10 anni dopo

Nel mese di Luglio del 2007, esattamente dieci anni orsono, terminavo la registrazione del quinto volume del mio terzo progetto discografico, il primo dedicato integralmente alla musica contemporanea. Si trattava del quinto disco di Trascendentia, la prima registrazione assoluta dei Sessanta Studi di Virtuosità e di Trascendenza di Angelo Gilardino, compositore piemontese. Ogni disco conteneva una Serie di Studi e delle linernotes di altissimo valore e di grande utilità per l’ascolto, scritte dall’amico musicologo Gianni Nuti.

Ricordo perfettamente il momento, nell’estate del 2004, in cui decisi di imbarcarmi in un progetto di quelle dimensioni che colleghi e amici non fecero che definire “folle” corroborando, di fatto, le mie intuizioni e i miei entusiasmi.

L’unico a credere nell’idea a fondo senza alcuna ombra di dubbio fu mio padre.

Una bella particolarità della serie di dischi fu la possibilità che mi venne concessa di personalizzarne la superficie: per ciascuna serie scelsi delle opere d’arte.

Le registrazioni vennero effettuate con regolarità presso la Chiesa della Solitudine a Nuoro (sede che ad oggi rimane la mia preferita per le riprese audio); fu il mio primo progetto di ampio respiro e la prova definitiva sia della mia tenuta psichica e meccanica che di quella di ordine puramente metodologico intendendo, con questo, il sistema di studio da applicare ad un progetto di quelle dimensioni. Ricordo bene il legittimo tentennamento dell’editore – se avessi mancato una consegna si sarebbe trovato in imbarazzo con i lettori – ma tutto andò esattamente come avevo immaginato: i cinque dischi vennero distribuiti tra il mese di Giugno del 2005 e il mese di Dicembre dell 2007 insieme al magazine italiano Seicorde della Michelangeli Editore.

Non ho mai avuto modo di conoscere le proporzioni della distribuzione (i dischi erano allegati alla rivista e messi in vendita dall’editore per chiunque ne facesse richiesta) ma indipendentemente da questo e nonostante le recensioni positive, nei mesi successivi al completamento del percorso mi resi conto che l’enorme lavoro di studio necessario stava per finire in un plico con dentro qualche centinaio di grammi di plastica e carta: destinazione oblio. Sarebbe stato un duro colpo.

Invece, nell’autunno del 2008, la major discografica Brilliant Classics volle scommettere sulla mia visione con uno spirito editoriale caro ai grandi editori della storia offrendomi un contratto discografico che lanciò sul mercato mondiale, per la prima volta, i Sessanta Studi per chitarra di Angelo Gilardino.

Jpeg

E fu letteralmente un colpaccio: il report del primo anno di vendite riportava qualcosa come 2.004 singole copie vendute che, nel mondo della musica classica, nella musica classica per chitarra, nella musica classica per chitarra contemporanea è un numero da capogiro.
Sì, 2004. Sembra uno scherzo ma è lo stesso numero dell’anno in cui presi la decisione di registrare gli Studi gilardiniani.

Capii che non si poteva tornare indietro e compresi che i “folle” e i “non lo ha mai fatto nessuno” erano solo scuse. Feci piazza pulita di tutti i concerti e i cartelloni concertistici con cui non volevo più avere a che fare, rasi al suolo ogni attività di docenza salvo una e presi coscienza che l’unico limite era la mia conoscenza del repertorio e la mia capacità di interpretarlo. In altre parole, un invito a nozze.

I miei progetti discografici sono oggi determinati a tavolino generalmente dopo alcuni anni – a volte molti – trascorsi nell’approfondimento di una determinata porzione del repertorio, che può essere determinata in base a forma, autore e adesso, con il cofanetto Russian Guitar Music of the 20th and 21st centuries anche da aree geografiche).

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