Rose e piccoli niente

Sono mosto soddisfatto del lavoro fatto sulla recente composizione Roses di Angelo Gilardino (1941), facente parte del trittico RED. Ho ideato delle soluzioni per colorare il brano con tinte pastello, impalpabili un po’ come ho fatto nella recente revisione del primo movimento della suite di Kevin Swierkosz-Lenart, rivoluzionata rispetto alla mia prima registrazione.

Roses è il secondo movimento del trittico e nonostante la forma di rondò e le dimensioni ridotte, è una pagina costruita intorno a quella forte tensione verso l’unità attraverso cicli di episodi a percorsi circolari. Il tema dell’eterno ritorno, la ciclicità affiancata all’immobilità e la ripetizione degli stessi identici costrutti che sembrano trovare sempre nuovi sbocchi.
Spezza questo cheto dipinto una magistrale pennellata posta nella seconda sezione del brano (Grave e misterioso) la cui tecnica compositiva si rifà anche ad un’ampia sezione in S’Ardia della recente Sardegna – Suite per Chitarra dello stesso autore. Per ovvie ragioni non posso riportarla ma intendo eseguire Roses nei prossimi concerti e rendere disponibile quanto prima una mia registrazione suo mio canale YouTube.

Lo studio per chitarra Un Petit Rien mi è stato dedicato recentemente da Marco Giannoni (1972). Si tratta di una pagina che l’autore intende inserire in una prossima raccolta di studi. Lo Studio è interamente costruito su un tema di due battute e di due (!) sole note. L’autore lo trasforma, lo maschera e lo nasconde in molteplici modi creando a tutti gli effetti delle complesse varianti nelle quali l’essenzialissimo costrutto assume sempre ruoli diversi. Giannoni conosce bene la chitarra e ha studiato una sua diteggiatura che mira in modo chiaro ad uno specifico obiettivo interpretativo. Un buon lavoro che ho però dovuto rimaneggiare per tracciare il profilo di una mia interpretazione più onirica e interamente immaginata sulle sensazioni di ricordi nebulosi.

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