Compositori contemporanei? Mica è un lavoro.

A seguito della notizia pubblicata con un post su questo blog relativo all’allucinante tentativo di eliminare (con un emendamento scritto allo scopo esclusivo di accaparrare voti) il pagamento dei diritti agli autori per spettacoli con meno di 200 persone organizzati da enti senza fine di lucro, informo i lettori di questo blog che nell’ipotesi che questa ennesima sciocchezza destinata al mondo della musica prenda corpo, in qualità di direttore artistico della Associazione Musicare (ente, per l’appunto, senza fini di lucro già organizzatrice dal 1998 di Concerti, Conferenze, Corsi, Seminari e Concorsi Internazionali), mi impegnerò perché durante la prossima Assemblea si discuta la possibilità di inoltrare direttamente ai compositori contemporanei viventi i diritti di autore calcolati su una percentuale del compenso pagato agli interpreti.

A tal proposito, pubblico qui un post dalla pagina Facebook di Angelo Gilardino, tra i maggiori compositori italiani in attività, la cui amara ironia incontra il mio completo accordo:
“L’emendamento prevede anche l’eliminazione del pagamento del diritto d’autore per le associazioni non a fine di lucro che organizzano esecuzioni di brani musicali dal vivo.” Fantastico. Il che significa: signori compositori, oltre a venire derubati: 1) dai socialnerwork che mettono i file audio delle vostre opere on line senza versarvi nemmeno un centesimo; 2) dalla Siae, che invalida i programmi contenenti le vostre musiche con la scusa degli errori di compillazione, e non vi versa un centesimo; 3) dai ladri che fotocopiano le edizioni delle vostre opere e le pubblicano on line a disposizione (gratis) di altri ladri; 4) dalle case discografiche che producono i loro cd in paesi dove non esiste il diritto d’autore e poi però li vendono in tutto il mondo, senza riconoscervi nemmeno un centesimo, come se voi foste deceduti da più di 70 anni; oltre a tutto ciò, d’ora in poi, anche le esecuzioni dal vivo che miracolosamente sfuggissero ai vari taglieggiamenti e portassero un centesimo alle vostre esangui finanze, verranno “liberalizzate”. Così, potrete stare certi che lavorerete per pura passione, e sarete veramente mondati da ogni impurità terrena. PS: le associazioni senza scopo di lucro potranno però seguitaere a pagare stipendi ai direttori artistici e agli impiegati, e i signori esecutori continueranno a percepire i loro compensi anche per i concerti esenti dal diritto d’autore. Soltanto voi sarete fatti d’aria. Firmato, la commissione. Di esperti, naturalmente.”

Personalmente, e meno ironicamente, trovo offensivo e disgustoso che invece di tagliare i costi di un elefante con un miliardo di debiti (di cui 800milioni proprio verso gli autori!) si costringano autori e compositori a lavorare senza riconoscere loro un legittimo compenso.

[Edit 26 del 08 2013]
A seguito della segnalazione di Eugenio rendo noto che questo emendamento è stato respinto.

Emendamento:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emendc&leg=17&id=711452&idoggetto=737734

Emendamento respinto:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emendc&leg=17&id=711451&idoggetto=737734

14 thoughts on “Compositori contemporanei? Mica è un lavoro.

  1. Eugenio Reply

    Comunque ho controllato sul sito del Senato e quest’emendamento è stato respinto. Ciò non toglie che potranno riprovarci in futuro.

  2. Matteo Reply

    Stai puntando la pistola contro il bersaglio sbagliato. La SIAE non funziona. Tu generalizzi un po’ troppo. Ti racconto la realtà dell’associazione senza fini di lucro di cui faccio parte, se vuoi.

  3. Cristiano Porqueddu Post authorReply

    @Matteo: Pistole? Bersagli? Mi spiace, Matteo, non solo non amo le armi ma non è un mio modo di agire (salvo rarissimi casi) quello di mirare a bersagli allo scopo di danneggiare qualcuno o qualcosa. Qui si parla del gravissimo tentativo di screditare i compositori e gli autori rendendo nullo il loro compenso per una determinata categoria di manifestazioni, con un emendamento ridicolo e offensivo.
    La SIAE non funziona? Sfondi una porta aperta. Ma non è perché la SIAE non funziona che i compositori e gli autori devono essere gravemente danneggiati. E considera inoltre, che sono il Direttore Artistico di un ente senza fini di lucro che opera nel campo dal 1998.

  4. Matteo Reply

    @Cristiano. Queste le tue parole: “le associazioni senza scopo di lucro potranno però seguitaere a pagare stipendi ai direttori artistici e agli impiegati, e i signori esecutori continueranno a percepire i loro compensi anche per i concerti esenti dal diritto d’autore”.
    La nostra associazione organizza 3 serate settimanali per 3 mesi e mezzo di fila solo in estate (le serate invernali avvengono con meno frequenza). Ogni serata la SIAE si prende più o meno 140 €. Il rimborso benzina al gruppo (facciamo suonare gruppi che sposano la nostra causa e ci vengono incontro). Il fonico (che monta e smonta tutto l’impianto e lavora in media 8/9 ore a giornata. I costi di manutenzione dell’impianto. Corrente. Etc.
    La nostra associazione è la prima a dire che va fatta tutela del diritto d’autore ma non così.
    Potrei compilare tutti i 60 borderò che faccio solo nei mesi estivi con la tua musica, non prenderesti lo stesso un centesimo.
    La SIAE li getta nel cesso i miei borderò.
    Ci finanziamo vendendo pizza e birra a prezzi super popolari.
    Riusciamo a sopravvivere soltanto grazie al lavoro TOTALMENTE VOLONTARIO di una quindicina di ragazzi e ragazze che dopo 8 ore di lavoro dedicano il proprio tempo a questo progetto.
    Il “direttore artistico”, che sarei io, non prende un euro.
    Ci facciamo un mazzo tanto ma lo facciamo volentieri. Proporre cultura e socialità a costo zero per noi è importantissimo.
    Non ti nascondo che pagare il pizzo (chiamiamolo con il suo vero nome) alla SIAE ogni volta è come una coltellata in un fianco.
    Perchè so che quei soldi non andranno agli autori. Perchè oltre il 62% degli iscritti alla SIAE non recupera nemmeno i 90€ di iscrizione annua. Perchè il 42% dei dipendenti sono legati da parentela. Perchè non fanno un cazzo (a differenza mia e tua) e prendono stipendi alti. Perchè sono arroganti e presuntuosi, con comportamenti in perfetto stile mafioso. Perchè i soldi li prendono i soliti pesci grossi. Perchè nonostante prendono soldi da qualsiasi cosa (negozi e locali con radio, cd vergini, penne usb, PC, cellulari, matrimoni, feste di compleanno, da tutto insomma) sono indebitati fino al collo.
    Avevo dunque accolto la notizia di questo emendamento con gioia (subito stroncata dal respingimento) perché un po’ più di giustizia mi sarebbe piaciuta.
    Magari quei soldi che avrei risparmiato avrei potuto darli in più ai ragazzi che vengono a suonare praticamente gratis.
    Io non so quanto prendi tu a fine anno dalla SIAE, spero per te di non essere fra il 62 % che ci rimette.
    Però il sistema va attaccato alla radice. Il diritto d’autore va tutelato. Ma sperare che associazioni come la nostra e la tua vengano continuamente DERUBATE DA QUESTI MAFIOSI DELLA SIAE per prendere quei 2 spicci non è corretto.

    • Cristiano Porqueddu Post authorReply

      Sul ladrocinio SIAE, sfondi una porta aperta.
      Quella che descrivi è una situazione reale (ignorare i borderò, costi inspiegabili ecc.) che conosco non bene, benissimo!
      Però, essendo da poco anche un autore e conoscendo moltissimi autori (con decine e decine di opere depositate) le cui musiche (parlo del campo della musica classica) sono eseguite regolarmente in concerti trovo gravissimo il tentativo di tagliare il compenso agli autori invece che ai costi annuali SIAE o ai ridicoli nuovi “costi di deposito”.

      Io sono Direttore Artistico di manifestazioni di portata internazionale; dal 1998 con la nostra Associazione rendiamo possibile lo svolgersi di concerti, concorsi, conferenze e molto altro. Tutti gli artisti sono pagati, io, come direttore artistico, sono pagato. I fotografi, gli hotel, i ristoranti, le guardie giurate, la tipografia, le compagnie aeree sono pagate. Non vedo perché i compositori e gli autori debbano essere privati del loro legittimo compenso.

      Detto tra di noi, sono certo che si tratti del guaito finale di un sistema evidentemente al tracollo. Ecco perché ho scritto, questa estate, il Vademecum per iscriversi alla SGAE.

    • Eugenio Reply

      CVD…Ma io dico, se si chiama DIRITTO d’autore ci sarà un motivo, no? Vogliono eliminare un nostro DIRITTO, come se eliminassero il diritto all’istruzione, alla salute, al lavoro (….vabbè, non è che siamo nemmeno tanto lontani).
      Poi si parla di fughe all’estero.
      “O mia patria sì bella e perduta!”

    • Matteo Reply

      Mi permetto di dirvi che, a parer mio, questo è quello che ci si aspetta da chi fa musica e ama la musica, non le cose che scrivete voi. I paragoni con il diritto alla sanità e all’istruzione sono proprio ridicoli e non danno risposta a nessuno dei problemi sollevati.

      Comunque ecco qua:

      LETTERA DI UN MUSICISTA AL MINISTRO DELLA CULTURA

      Gentile Ministro Bray,
      sto seguendo il suo operato con interesse e piene speranze, sa? Mi sembra sia giunta l’ora di cacciare i mercanti (ed i predoni) dal tempio della cultura, ridando finalmente dignità alla vera ricchezza del nostro paese.
      Ero così affranta ed indignata di non veder traccia di questi argomenti nei programmi politici passati, anzi, di leggere come i fondi per orchestre e festival, come le stesse istituzioni scolastiche musicali, fossero depredate senza alcun ritegno. Già, perché sa, sono una musicista, e spero ardentemente che il suo sguardo si posi presto sulla riorganizzazione seria del mio ambito, del mio mestiere.
      Perché mi conceda di sottolineare che, quando qualcuno ha passato metà della sua vita in conservatorio, in orchestre, concerti, docenze di musica, questa non si chiama “passione” (e quindi senza troppi diritti), ma LAVORO.
      Mi verrebbe da raccontarle la mia storia, con tinte lagnose e molta autocommiserazione, ma sarei falsa: io non voglio lamentarmi. Voglio proporre. Lo faccio io, perché non capisco perché, ma lì da voi non lo sta facendo nessuno.
      Il musicista è un lavoro e dovrebbe bastare per mantenere una famiglia. Il dato di fatto è: il musicista ha quasi sempre un secondo lavoro (insegnante di musica nel miglior dei casi, ma spesso è architetto, impiegato, muratore, qualsiasi cosa), per necessità. I metodi di pagamento sono bizzarri, non ci sono indennità per malattia o disoccupazione, la “fu” Enpals è un fondo perduto, non garantisce la pensione a nessuno.
      Io avrei delle idee.
      Ragionare su di un metodo di pagamento per le prestazioni occasionali artistiche, agile e alla portata non solo di un ente lirico, ma soprattutto del club, del baretto, della proloco, della contessa che vuol fare un concerto nella sua villa in collina. Non possiamo essere equiparati ai liberi professionisti, obbligandoci alla fatturazione… Non siamo liberi di niente, veniamo assunti per una sera, suoniamo, smontiamo e andiamo a casa… e non abbiamo mai un giro d’affari congruo, mi creda. Ci abbiamo provato in tanti. L’unica è affidarci alle cooperative che fatturano per noi ”soci lavoratori”, ma anche lì, comprenderà il caos di agibilità, prefatture, fatture, irpef, iva, per una prestazione che se arriva ai 100 euro facciamo festa. E non arriva tutte le settimane. Che poi, si immagina cosa ci risponde il baretto quando gli diciamo “a chi intesto la fattura?”….Invece: incentiviamo i concerti, abolendo il nero o altre fantasiose soluzioni: una ritenuta d’acconto con massimali più ampi, o i vaucher postali, o un nuovo metodo di “prestazione occasionale artistica”, appunto. Magari si può associare un obbligo di previdenza assicurativa personale, giusto per darci l’illusione di metter via qualcosa per la nostra pensione (che lo sappiamo bene, non avremo mai).
      Abolire i mille permessi per fare musica. Definire orari e decibel per tutta l’Italia, togliendo l’arbitrario onere ad ogni comune di definire tempi e modi per la musica dal vivo. Una comunicazione via mail certificata, magari. I locali sarebbero più incentivati a fare concerti dal vivo, ci sarebbe finalmente più lavoro per tutti (e più concorrenza, e migliore qualità..) e meno musicisti a far gli architetti, ingegneri, muratori, ….
      Metter mano alla Siae. (In sottofondo ora ci dovrebbe essere un colpo di cannone…). Comprendo bene che si tratti di una lobby di difficile concertazione… ma è ora e tempo che si chiariscano ruoli e compensi degli autori, che non possono più essere di serie A e serie B. Non mi dilungo sui costi annuali a cui gli autori son sottoposti, sulla distribuzione dei diritti fatta in base alla notorietà dell’autore (come se la popolarità fosse sinonimo di qualità o di merito), sull’affossamento degli autori di musica colta a favore di quelli da balera. Non mi insinuo nemmeno nel raccontarle come funziona, cartaceamente, sia i permessi, il pagamento dei diritti (e le cifre incredibili richieste), le modalità (sempre cartaceee, non sia mai) per registrare un brano come autore o come incidere un disco, con propri brani, pagando alla Siae i propri diritti…. Penso sia il momento di prender il toro per le corna, ridando dignità e qualità alla musica. Perché è denigrando gli autori che si svilisce la musica che poi scriveranno (e che i nostri figli ci faranno ascoltare in macchina…).
      Ridare dignità alla musica. Pensarla come un investimento, un bene prezioso che va cresciuto, non tenuto in vita come un moribondo. La “cattiva musica”, come i “cattivi esecutori”, esistono perché non c’è educazione alla “bella musica”: molti, troppi, non la sanno distinguere, perché la bella musica non la ascoltano mai. Quindi per loro, che un Notturno di Chopin non l’han mai incrociato per sbaglio, un pirla che si crede Mozart e suona una nenia su tre accordi è bella musica. Ed è pure rinfrancato se lo vede suonare, che ne so, in Senato (…). E per fare questo è fondamentale passare al punto successivo.
      Educare alla musica. Mi creda: ognuno può suonare uno strumento. Ognuno può cantare. Ma ancor più, ognuno può ascoltare. Certo, si può agire sull’insegnamento nelle scuole medie, sui programmi, sull’inserimento di altri strumenti oltre al flauto dolce (che a dirla tutta, a me è sempre piaciuto assai). Ci vorrebbero soldi, okay. Io però avrei un’altra idea. Rendiamo la musica, come le attività sportive, detraibile. Il corso di musica, le lezioni di pianoforte o di propedeutica, o il corso di chitarra e batteria, avrebbero la stessa dignità del corso di calcio, sarebbero allenamento non solo dei piedi, ma anche della mente, dell’anima, della sensibilità. E’ un provvedimento facile da farsi. Poi, anche qui, inserire una normativa intelligente per gli insegnanti di musica, che son sempre gli stessi musicisti di cui sopra, che per guadagnare duecento euro al mese devono aprirsi una partita Iva… Sarebbe tanto più semplice pensare ad un metodo di assunzione leggero, così da non gravare le famiglie dei costi di insegnanti inquadrati come liberi professionisti. Ci vuole poco a trovare una soluzione adeguata. Ha mai visto quello splendido documentario sulle orchestre costituite con ragazzini delle favelas del Venezuela? Orchestre che peraltro suonano da paura? Mi chiedo perché non partire da quel presupposto: investiamo sul calcio (…) mentre si potrebbe farlo benissimo anche con la musica. Con un risultato straordinario.
      Sa, sono davvero abbattuta nel vedere come eticamente la “mia” Italia sia in recessione, da tanti anni. Penso che entrambi la pensiamo allo stesso modo, ovvero che sia la cultura la chiave di volta per far rialzare il nostro paese dal baratro becero di ignoranza e valori indegni in cui è precipitato. Io ho fiducia in lei, faccia un’azione di coraggio e si butti. Di certo ne saprà più lei e i suoi collaboratori di me, ma la faccenda la vivo da 40 anni sulla mia pelle e mi creda, sono tanto, tanto tentata di fuggire anche io dalla barca che affonda.
      Però, che devo dirle, nella mia città c’è un teatro che si chiama come un uccello che, ogni volta, rinasce dalle ceneri…. come un incendio che brucia musica, ricordi, suoni, ma in un modo o nell’altro si rimette in piedi. Noi a Venezia ne sappiamo qualcosa.

      • Eugenio Reply

        Il paragone con gli altri diritti invece c’entra eccome! Il loro punto in commune, appunto, è la parola DIRITTO, qualcosa da cui non si può prescindere. Quanto a quella lettera, l’avevo letta anch’io: il mio timore è che venga a crearsi una “Guerra civile”, fra esecutori e compositori, cioè fra musicisti contro musicisti. Sarebbe la fine. Va garantita la possibilità di fare musica, è ovvio (e la semplificazione burocratica è un’ottima scelta), ma questo non può avvenire a scapito del diritto d’autore che, ribadisco, è una cosa sacrosanta, intoccabile. Anch’io ho scritto a Bray, ora attendo risposta.

        • Matteo Reply

          La tutela del diritto d’autore è sacrosanta, siamo d’accordo. Essere favorevoli a questo stato di cose (mafioso) è una pazzia! Soprattutto se non si vuol cambiare le cose per quei 2 spicci…

  5. Maurizio Reply

    Il fatto è che ai concerti con meno di 200 spettatori viene di solito eseguita musica classica e contemporanea. Quindi se ci riporvassero e passasse, non sarebbero danneggiati quegli autori che fanno musica pop (cioé sempre i soliti, che sono spesso anche in consiglio d’amministrazione), e quindi si andrebbe a danneggiare ulteriormente quei compositori giovani eo esordienti, o cmq compositori e autori che non fanno “parte del giro”…

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